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Hotel Europa - Minori
Hotel ubicato nella zona centrale di Minori e a
pochi
passi dal mare. Dotato di parcheggio autonomo.
Ampia sala Ristorante dall'ottima cucina. |
CHIESA DI SAN FRANCESCO
La
Chiesa di San Francesco fu edificata intorno all'anno 1405, sorgeva presso la Grotta dell'Annunziata,
sul lato occidentale del convento, in posizione opposta a quella attuale.
Nel 1435 la chiesa fu distrutta assieme al Convento, dall'esercito di Maometto II,
ma fu riedificata l'anno dopo da San Bernardino da Siena. Nel 1440 una violenta mareggiata distrusse di nuovo la chiesa che viene
ancora ricostruita, più grande nel medesimo posto nel
1517 con un'interruzione a causa di un'invasione turca
dell'intera costa nel 1558 e nel 1590 ripresi i lavori
venne ultimata sia la chiesa che il convento così come
nella posizione attuale. La chiesa nella prima metà del 1700 subì una serie di trasformazioni
che cancellarono lo stile cinquecentesco e che le diedero l'attuale aspetto,
dato anche il fatto in seguito ad una catastrofica mareggiata nel 1631
che ne danneggiò ancora una volta parzialmente la Chiesa.
Perduto quindi lo stile rinascimentale, la chiesa oggi è in stile rococò settecentesco, con
ulteriori ritocchi da ristrutturazione avvenute sia nel
XIX secolo che in quello successivo. L'abside è a pianta poligonale con l'evidenziazione di fasce di colonne angolari che lascia supporre la preesistenza di un'abside gotica trasformata nel 1700. L'altare maggiore,
originario del 1517 e 1570, porta le tracce di numerose modifiche subite
del continuo adeguamento agli stili che si sono
susseguiti nel corso dei secoli. Di notevole interesse
storico ed artistico è l'antico e monumentale coro,
costruito nel XVI secolo. Ai piedi dell'arco maggiore
c'è la cappella della famiglia Staibano, la quale risale al 1511; al lato sinistro c'è la cappella della famiglia Mezzacapo, edificata nel 1530 e
dedicata allo Spirito Santo.
L'"Ascensione", collocata nella prima cappella della navata destra è opera di Teodoro d'Errico,
noto pittore fiammingo che operò in Campania verso fine 1500. Altra opera di origine fiamminga (scuola di Anversa, inizio XV sec.), di notevole valore storico e artistico, è la Tavola raffigurante "La Reposizione nel sepolcro". Di
notevole pregio artistico "Il Calvario" ancora di scuola fiamminga del XVI
secolo, "Il Crocifisso", tela settecentesca, e infine "La presentazione al Tempio" copia della Pala del Vasari.
Inoltre meritano di visita i giardini del Convento francescano.
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IL SANTUARIO DELL'AVVOCATA
La chiesa dell'Avvocata sorge sul ripiano del Monte Mirteto, a
valle della cima del Monte Falerzio (1024 metri) a circa 900 metri sul
livello del mare, al termine di una parete rocciosa. Il
Santuario si può raggiungere partendo dalla contada Lama
percorrendo una lunga e ripida scalinata, o anche dal versante di Cava de' Tirreni a mezzo di
un sentiero, che parte dalla Badia della Santissima Trinità di Cava.
Giunti quasi alla sommità del monte, pochi metri al di sotto della parete rocciosa si apre un lungo antro,
dove nel novembre del 1470, il pastore Gabriello Cinnamo di Maiori ebbe in sogno la visione della Santissima Vergine.
La visione gli si ripetè cosicchè il pastore si diede ad una vita devota e ottenuto il permesso dall'abate di Santa Maria de Olearia , Pinto Staibano, edificò nella grotta
miracolosa un altare dedicandolo alla Vergine, "Avvocata".
Successivamente il prodigioso evento, il popolo volle
erigere al vertice della rupe una chiesa ed un piccolo monastero,
dove dal 1508 al 1687, si radunò un gruppo di eremiti.
Negli anni che andarono dal 1687 al 1807, al seguito
della soppressione decretata da Giuseppe Bonaparte, il monte Avvocata fu sede di un fiorente Eremo, regolarmente eretto dai Camaldolesi di Monte Corona. Senza dubbio questo periodo
che comprende il XVII secolo, in cui tra l'altro il monastero ospitò una ricchissima biblioteca,
fu un periodo di splendore della vita del Santuario, di cui ancora oggi
ne ammiriamo le vestigia.Purtroppo, dopo la caduta di
Napoleone I, i padri camaldolesi non ritornarono più nel
loro antico Eremo, nonostante il volere del popolo. Ogni
anno numerosi fedeli salgono sul monte, specialmente il Lunedì dopo la Pentecoste, giorno della festa principale della Madonna dell'Avvocata. Dall'alto di questo monte si gode di un
incantevole panorama del Golfo di Salerno e sui paesi
della Costiera Amalfitana.
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SANTA MARIA DE OLEARIA
Santa
Maria de Olearia è un antichissimo complesso monastico
che si trova lungo la Strada Statale 163 tra Capo D'Orso
e Vietri sul Mare, il monastero venne eretto nel X-IX secolo da un cenobio di monaci bizantini
in una grotta naturale.
Santa Maria de Olearia è una testimonianza preziosa dell'arte e architettura dell'alto Medioevo. Nel 973 quando l'eremita Pietro e suo nipote Giovanni fondarono quest'abbazia, nei pressi della spelonca c'era un frantoio. E in questa
suggestiva atmosfera medievale ci sembra rivivere ancora nel suo splendore.
All'epoca Maiori era il centro del ducato di Amalfi dove
numerose presenze monastiche si concentravano e svolgevano una presenza attiva e contemplativa.
L'abbazia è composta da tre cappelle sovrapposte: la
prima a livello terra è la più antica, costruita nella roccia
che, per tale ragione è denominata anche "rupestre". In
questa è possibile ammirare gli affreschi raffiguranti la "Vergine orante", al centro, e
sulla destra un Santo guerriero, probabilmente secondo
l'iconografia bizantina San Giorgio. Gli affreschi dell'Abbazia
furono riscoperti nel 1868 e costituiscono uno tra i più importanti gruppi di dipinti murali in Campania che siano stati pervenuti dal primo Medioevo. Alcuni di essi sono
addirittura forse i più antichi rimasti dell'epoca del Ducato
di Amalfi. Salendo al secondo livello, un corridoio porta all'anfratto dove
ci sono piccole celle, residenza degli antichi eremiti.Originariamente
l'ambiente era più grande di quello che adesso si puè
vedere, perchè nel corso dei secoli le celle vennero riutilizzate come camere funerarie,
da qui il nome di "catacombe". Salendo ancora troviamo la seconda cappella. Questa è a due navate, con al centro una colonna
dalla base di tufo. Sulle pareti alcuni dipinti che raffigurano il tema del ciclo "mariano", dall'Annunciazione alla Natività, alla Visitazione. Alle
meraviglie artistiche degli affreschi che si alternano
al bianco delle pareti, affacciandosi si puè godere di
una spendida vista di un azzurro lontano, dove mare e cielo hanno un
connubio perfetto. Giunti sul "sagrato", si sale per un
breve tratto di scale
fino all'ultima cappella, estremo rifugio dei monaci in cerca di solitudine. Quì
tutti gli affreschi raffigurano gli episodi della vita di San
Nicola di Nera. Nell'abside si trova una Vergine col
Bambino, in piedi, fiancheggiata da San Paolino a destra
e San Nicola a sinistra identificati da iscrizione. Sull'arco absidale sono dipinti San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista osannante verso un medaglione al di sopra dell'abside. Entrambi i santi sono raffigurati a figura intera e con un rotolo avvolto. A Santa Maria de Olearia, gioiello d'arte ed architettura medievale, in cui ritagli di mare fanno capolino tra le fronde d'argento degli ulivi, la classicità e il bizantinismo medievale confluiscono magnificamente.
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IL CASTELLO DI SAN NICOLA THOROPLANO
Il Castello di San Nicola de Thoroplano è ubicato sull'omonima collina
a ridosso dell'intero abitato di Maiori, da dove si può
godere di una meravigliosa vista. Il Castello si
raggiunge salendo una scala per la Via Castello,
partendo dal borgo di San Pietro, oppure in auto dall'altezza della località Vecite. Il castello fu eretto nel IX secolo
allo scopo di difendere la città dai saccheggi longobardi, dopo che avvenne la barbarica incursione dei Longobardi di Sicardo.
Per un certo periodo il Castello venne abbandonato, poi ristrutturato nel XV sec.
Le mura del castello, dotate di spalti e contrafforti, oltre che di nove torrette semicircolari poste a varia distanza tra di loro, sono
tuttora quasi del tutto intatte. All'interno della cinta muraria, predisposto per accogliere un centinaio di persone,
ci sono quello che resta degli antichi magazzini, cisterne, oltre che di una piccola cappella dedicata a San Nicola.
Attualmente la struttura conserva ancora la forma originaria, con un perimetro poligonale settangolo che si sviluppa per circa 550 metri. Qui, in questo luogo ricco di storia, la popolazione trovava
sicuro riparo dalle scorrerie nemiche.
È possibile fare una visita guidata al castello dalle ore 8-13 alle ore 16-20. |
PALAZZO MEZZACAPO
Il Palazzo Mezzacapo testimonia lo splendore del passato dell'intera cittadina di Maiori.
Situato al centro del paese sul Corso Reginna, dall'ingresso per il massiccio portone di legno intagliato, è
immediatamente visibile la magnificenza dell'antico
accesso alla dimora dell'allora Marchese di Mezzacapo.
Due scaloni marmorei conducono in cima al Palazzo, attualmente sede comunale. All'interno delle sue varie stanze, vi è il sontuoso Salone delle Rappresentanze.
Il grande soffitto a volta è affrescato col "trionfo degli dei olimpici", e le pareti arricchite da stucchi dorati
e specchi, rendono sfarzosi ed incantevoli allo stesso tempo
gli ambienti. Durante la II guerra mondiale, nel 1943 il
Palazzo Mezzacapo fu utilizzato come quartier generale dalle
forze alleate americani.
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IL BALUARDO DI SAN SEBASTIANO
Situato all'incrocio tra via Casa Mannini e la via Nuova Chiunzi
in un'antica vestigia. Purtroppo nel corso dei secoli, gran parte dei monumenti, delle antiche fortificazioni che
caratterizzavano la Maiori antica sono andati perduti. Tranne le torri costiere
lungo le coste e il Castello di San Niccolò de Thoro Plano, di alcune
antiche costruzioni non resta che il nome del luogo dove sorgevano, di altre
solo qualche traccia. Del baluardo di San Sebastiano sono rimasti, purtroppo, solo pochi tratti della lunga muraglia che serviva da
fortificazione alla cittadina, con merli e feritorie. Alla confluenza della strada è ubicata l'antica torretta circolare del baluardo di San Sebastiano, denominata "Torretta Mandina", un'altra
torretta sorge verso il fondo di Via De Iusola ed è
denominata "Torretta di Milo". |
LE GROTTE MARINE
Maiori vista dal mare, come anche la Costiera Amalfiana
per intera, offre alla vista un magnifico paesaggio, fatto di
scoscesi pendìì, di torri di avvistamento che da mare sembrano ancora
più maestose, una natura più evidente che appare dal
largo che in molte zone è ancora incontaminata. Cosa potrete
trovare quì, una volta giunti in questo luogo, sia che
lo visitiate a piedi, attraverso le strade cittadine,
sia che facciate una delle tante escursioni che si
possono fare per mare, noleggiando una barca.
Diversamente dal viandante quindi, percorrendo il tratto
di costa balzerà agli occhi la visione di tante grotte naturali che è
possibile trovare lungo la costa della cittadina di Maiori.
Grotta Pandora e grotta "sulfurea"
Partendo in barca dalla grande spiaggia che costeggia
l'intera Maiori fino al promontorio di Capo
d'Orso, subito ci appare nella sua imponente bellezza la
Torre Normanna, che ancora sembra far da guardia
all'intera cittadina. Poco dopo, prima di toccare la
piccola spiaggia di Salicerchie, troviamo la Grotta
Sulfurea.
Le grotte marine
Con
una piccola barca è possibile addentrarsi dentro e troveremo sul fondo una bocca
direttamente aperta nella roccia dalla quale fluisce un
getto regolare d'acqua sulfurea-magnesica. Le sue
proprietà curative sono riconosciute per problemi di
affezioni alla pelle e se bevuta può esercitare una
buona azione diuretica e disintossicante. Magari dopo un bagno
rilassante, usciamo dalla grotta e proseguiamo dritti
verso un'altra grotta, la Grotta Pandora, molto diversa
per caratteristiche e grandezza.
Con la barca, a motore spento, entriamo
comodamente dentro. I riflessi dell'acqua, con la
sua varietà di azzurro-smeraldo e i suoi numerosi
stalattiti e stalagmiti, rendono questo luogo
estremamente
suggestivo. Proseguendo, a ci
dirigeremo verso una spiaggia accessibile solo via mare,
denominata Cala Bellavaia, oppure Spiaggia del Cavallo Morto, poichè si racconta che molti
anni fa si gettavano dall'alto della rupe i cavalli
morti. La spiaggia, che in periodi meno
affollati diviene un luogo deserto,
affascina per quella sensazione che dona di tranquillità
e di bellezza della natura incontaminata che le fa da
cornice. Proseguendo il nostro viaggio in direzione Erchie, è possibile trovare altre insenature
nella roccia. |
LE TORRI COSTIERE
Le prime fortificazioni lungo la costa di Maiori e
altri paesi costieri risalgono in
tutto il territorio all'epoca della dominazione sveva. Per
quanto riguarda Maiori le
più antiche risalgono all'epoca del regno di Carlo I
d'Angiò nel 1278 e quelle ancora più antiche riguardano
le torri di
Erchie e di Capo d'Orso. Le torri, importanti
costruzioni di avvistamento per gli assalti dei nemici,
vennero costruite in seguito all'esigenza di avere sempre un controllo
dell'intero territorio e in modo da poter inviare
messaggi tra i vari punti di avvistamento, quando le
scorrerie saracene, turche e di altri predoni del mare
divennero sempre più frequenti. Tra le torri più
maestose proprio all'ingresso di Maiori, giunti dalla
direzione di Salerno vi è la Torre Normanna, che in
passato era detta Torre dell'Angolo. Eretta nel 1563 è un
imponente bastione adagiato su di uno sperone roccioso.
Attualmente al suo interno c'è un ristorante.
Tra il Comune di Maiori e Minori c'è un'altra
antica torre detta Torricella, risalente al 1563 e di
forma quadrangolare, trasformata nel corso dei secoli in
un Castello, prese il nome di Castello Mezzacapo dal suo
antico proprietario.
Altri punti di avvistamento furono le torri
Acquaruolo presso la località Salicerchie e quella di
Sanspirito in località Badia. Un'antica storia
tramandata dal passato vuole
che in un'occasione gli abitanti di Atrani dell'epoca, resosi conto che
navi pirate stavano avvicinandosi alla costa senza
essere stai notati dalle varie torri del territorio
di Maiori, fecero un grande falò sulla spiaggia per
avvertirli del pericolo. Da allora, in segno di
riconoscimento per l'aiuto dato dagli atranesi, ogni
qualvolta c'è la festa patronale nei due comuni,
entrambi le collettività si scambiano la visita del
primo cittadino e viene accesso un grande falò la notte
precedente del giorno festivo.
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