La storia di Positano è lunga, ricca di
citazioni, anedoti ed opere letterarie in vari contesti.
Circa 10.000 anni fa appena dopo l'ultima glaciazione, quando
il livello del mare era molto più basso, sicuramente Positano,
come presumibilmente altre zone della Costiera Amalfitana, era
abitata da cacciatori raccoglitori, del genere Cro Magnon, ciò
ce lo dice un ritrovamento archeologico che risale agli anni 70', di ossa
fossili di cervo e di cinghiale accanto ad un focolare di circa
8.000 o 9.000 anni fa, secondo la datazione al carbonio,
nella Grotta della Porta. Ma lasciamo
stare la preistoria e facciamo un salto nel periodo della Grecia
Classica; l'Isola citata nell'Odissea di Omero,
dove Ulisse resiste al canto delle sirene era sicuramente
l'Isola dei Galli, o Li Galli al largo di Positano, questo ci
dice che le nostre coste erano già conosciute agli antichi
greci, anche se probabilmente, secondo lo storico Strabone
la nostra area era quasi disabitata.
Storicamente Positano esce dall'oblio della storia ai tempi dell'antica Roma,
dove sulle sulle sue coste, come per gran parte della Costiera Amalfitana e della Penisola Sorrentina,
vennero edificate sontuose ville appartenenti a ricchi liberti,
e "Positano" probabilmente prende nome proprio dalla più
spettacolare villa appartenente al liberto Posides Spado, oppure
da Poseidone Dio del mare. Tra gli antichi abitanti del
luogo si dice di numerose ville, alcune delle quali seppellite
sotto la sabbia della spiaggia grande; a partire dal molo dove
attraccano le imbarcazioni dei passeggeri fino alla scogliera
dell'Incanto (che
prenderebbe nome proprio dalla presunta "Villa Incanto"), e cioè
il lato est della spiaggia, dove, a memoria degli antichi
pescatori spuntavano ancora delle colonne che venivano utilizzate per ormeggiare
le imbarcazioni. La più nota villa, è situata sotto la Chiesa
Madre di Santa Maria Assunta e attualmente in corso la
riscoperta, dove si possono ammirare alcuni resti murati al lato
basso esterno della chiesa in Via Teglia, inoltre, in tema della
memoria della villa romana sottostante chiesa e piazza Flavio
Gioia, antistante la Chiesa Madre la stessa piazzetta è stata recentemente ristrutturata ad opera
dell'artista contemporaneo Nicola Palladino, secondo un progetto varato
e commissionato dal Sindaco Domenico Marrone.
Si
dice che l'imperatore Tiberio, il quale si trasferì a Capri
perchè a Roma tutti lo odiavano, non si fidava di nessuno ed
aveva paura di essere avvelenato, per questa ragione si
inoltrava fino a Positano con la sua triremi per fornirsi della
farina, da un mulino tuttora esistente in Piazza dei Mulini e
addirittura ancora funzionante fino al periodo della seconda
guerra mondiale.
Le
ville, assieme ad altre costruzioni dell'Antica Roma furono
seppellite dalle pomici durante l'eruzione Pliniana del 79 d.C.,
e sicuramente anche la vita e l'economia di quegli antichi
abitanti subì un duro colpo. Non si hanno molte altre notizie
dei secoli successivi, forse la vita proseguiva a stenti tra
gli sforzi di quei antichi positanesi intenti a
strappare un vitalizio da quella terra di per se già avara.
Durante il periodo feudale
Positano appartenne all'Abate, ma i
positanesi vi si ribellarono ed iniziarono a navigare entrando
così
sulla scena prepotentemente all'epoca delle
Repubbliche Marinare, e dal nono all'undicesimo secolo fece parte
della Repubblica di Amalfi, nel decimo secolo fu un centro
commerciale tra i più importanti del mediterraneo che faceva
concorrenza addirittura a Venezia, Positano aveva un cantiere
ma non un porto e le sue navi venivano tirate a mano dai marinai.
Attorno al 1400 il positanese Flavio Gioia abitante nel
quartiere di Fornillo, nocchiere e matematico, inventò la
bussola. Flavio Gioia rendeva servizi marinari presso Amalfi, e
questa fu la causa di una feroce disputa per attribuirsi la
paternità dell'inventore; fra i più noti amalfitani ed i
positanesi. La statua del famoso nocchiere si può ammirare
attualmente sul lungomare di Amalfi, ma essa era posta
originariamente sullo stradone della spiaggia grande di Positano
e, secondo alcuni vecchi positanesi, ma una notte con il favore
delle tenebre
gli amalfitani trafugarono la statua tenendola nascosta per un
lungo periodo, dopo di ciò la esposero sul loro lungomare ma... gli
abitanti di Positano non si diedero per vinti e a loro volta
trovarono occasione per riprendersela via mare, esponendola però questa
volta in un luogo più lontano dal mare, secondo loro più sicuro,
e cioè nella Piazza Flavio Gioia di Positano, antistante la
Chiesa Madre, ma ancora una volta gli amalfitani si ripresero la
statua, ma questa volta per sempre e tenendola ben nascosta per secoli, fino ad i tempi di
oggi dove recentemente è stata nuovamente esposta sul proprio
lungomare.
Purtroppo il declino della Repubblica di Amalfi cominciò
prematuramente, si racconta per conflitti interni, per troppi
individualismi di gente arricchita e i paesi componenti si
dissociarono, in primo momento proseguendo in autonomia,
successivamente, disorganizzati e soprattutto perchè avevano
perso la loro forza collettiva divennero ben presto preda di
signorotti dei feudi circostanti. Nel 1492 divenne feudo del
napoletano Giovanni Miroballo e poi nel 1532 di Marino
Mastrogiudice, al quale successero i Cossa, i Blanch e i Bonito.
In quegli anni di decadenza e dominazione, Positano conobbe
povertà e terrore, i feudatari mettevano tasse di ogni genere, gli attacchi e le scorrerie di pirati erano
frequenti nel paese, la corona dei monti circostanti erano infestati di
briganti, un epidemia di peste decimò ulteriormente
un paese già pesantemente segnato. Si tramanda da padre in
figlio, tra i positanesi, che al largo di Positano, presso
l'arcipelago dei Galli una banda di pirati si nascondeva con i
loro navigli tra gli isolotti, ed appena avvistava una nave
partiva all'attacco, saccheggiandola ed uccidendo i passeggeri.
Tra fine 1800 ed inizio 1900, durante dei lavori sull'isola
maggiore di Li Galli, furono trovate in delle fosse un numero
enorme di ossa umane, non e' stata datata l'epoca a cui
risalgono e si ipotizzano che fossero le vittime della peste o
comunque di qualche antica epidemia, i più fantasiosi invece
dicono che sono le vittime delle sirene, altri ancora; le vittime
dei pirati.
Fra le ossa fu trovato un corredo vescovile. Probabilmente
l'arcipelago fu anche teatro, oltre che alle scorrerie dei
pirati, anche di luogo dove venivano reclusi criminali; infatti
nella parte est dell'isola maggiore vi furono trovati delle
cellette con delle catene che sicuramente servivano per tenere
legati i galeotti, e addirittura con un ingegnoso sistema veniva
assicurato un buon sistema fogniario in ogni celletta. Per far
fronte ad i continui attacchi dal lato mare il vicerè Pietro di
Toledo ordinò che ogni città o paese costruisse delle torri da
cui avvisare eventuali pericoli provenienti dal mare.
Positano ne costruì parecchie, ma le più importanti furono:
quella della Sponda, un altra nel luogo denominato Trasita (chiamato
così perchè vi erano sempre molti uccelli. La torre è stata
rimodernata nel 1950 senza, pero, aver subito grosse variazioni
rispetto al suo stile originario), la terza nel luogo denominato Fornillo, la suddetta torre fu acquistata nel 1909 e
ristrutturata dal mecenate svizzero Gilbert Clavel. I turchi
continuavano a fare razzie, infatti il Solimano 2°, imperatore
turco arrivo con 150 bastimenti ai nostri golfi, saccheggiò e
bruciò tante città tra le quali anche il nostro paese. Positano,
come tutta la Costiera Amalfitana, in quel tempo non viveva serenamente sia
per i turchi, sia per i briganti e sia per la cattiva
amministrazione di ministri e baroni che autorizzavano nei loro
feudi ogni sorta di sopruso e mettevano imposte su qualsiasi
cosa. Era il tempo in cui il popolo iniziava a far sentire la
propria voce, era il tempo in cui il famoso pescatore atranese
Tommaso D'Aniello, capeggiava la rivolta popolare nella città
partenopea. Nel 1668 la svolta verso una nuova rinascita; Positano sborso 12.943 ducati per riscattarsi dal peso feudale e
si dichiarò "citta regia", aprì quindi il commercio marinaro con
la Grecia, con l'isola di Cipro, riattivò quello con la Puglia
e con la Calabria, tanto da diventare superiore agli altri paesi
commercianti che vi erano sul mercato allora. Le navi positanesi,
Galeotte, Feluche, Polacche arrivavano ovunque; trafficando col
vicino Medio Oriente, portarono spezie seti e legni preziosi
tanto ricercati in occidente. Fu allora che furono costruite le
magnifiche case barocche, che si ergono contro il monte,
decorate con quanto di meglio si era trovato al mondo. Finchè,
circa un secolo e mezzo fa, un dramma si abbatte su Positano:
dopo la nascita dell'Unità d'italia la nuova politica certo non
favorì Positano, come del resto tutta l'area del sud che venne
trascurata; i vapori
incominciavano ad affrontare l'oceano; Positano non potendosi
mettere in gara con loro incominciò a decadere. A quel tempo il
paese contava ottomila abitanti. Nel decennio fra il 1860 e il
1870 con l'avvento dell'Unità d'Italia, le pesanti tasse su di
un territorio già di per se avaro e con l'occupazione militare
sul paese il paese si spopolò. Con la famosa "Questione
Meridionale"; si narra che c'era una postazione militare sulla
spiaggia, dove si trova l'attuale Ristorante La Cambusa, dove i
militi dispensavano botte con il calcio del fucile se solo si
usciva in mare, molti non riuscivano a pagare le tasse vedendosi
confiscate case e appezzamenti, e al lato est della Spiaggia
Grande detto Incanto, venivano eseguite fucilazioni di
positanesi che osavano ribellarsi alle ristrettezze imposte dal
nuovo Stato Italiano, o che erano sospettati di brigantaggio.
Secondo la storia del sud, Garibaldi tradì le aspettative dei
meridionali (per ironia della sorte, proprio un cittadino
positanese, un certo Cinque che di mestiere faceva il
panettiere, fece parte della spedizione garibaldina). Con questo
contesto di terrore, fame e repressione, circa seimila persone per
sopravvivere furono costrette ad emigrare in America, le case
rimasero vuote, i muri si sgretolarono, le pitture si
scolorirono, i tetti caddero, la gente prima di partire per il
nuovo continente toglieva le finestre alle case per far si che
non venisse censita e tassata, dando un aspetto tetro al paesaggio di quel tempo, per
cui Positano godeva la cattiva fama del nome di "paese
fantasma". Da allora la popolazione di Positano non ha mai
superato i quattromila abitanti.
Tra fine ottocento ed inizio novecento, Positano quindi era quasi
spopolata, le emigrazioni verso l'America continuavano e basta ricordare che nella sola New York vivono ben
trentamila abitanti di origini o con parentele positanesi per
rendersi conto di ciò. Dagli inizi del novecento ogni tanto
capitava qualche forestiero per sbaglio, rimanendo però
folgorato dalla bellezza del posto, fu così che Positano
diveniva man mano alcova di artisti e molti altri personaggi
innamorati del paese come il napoletano Caprile, il tedesco
Richard Oelze, Picasso, Carra; meta di scrittori come Siegfried
Kracauer, John Steinbeck, Corrado Alvaro, Dino Buzzati, Alberto
Moravia, per non parlare poi, di quel gruppo di profughi
tedeschi, che dal 1939 al 1945 si rifugiarono a Positano per
sfuggire alla tirannide nazista, dallo scrittore Stefan Andres,
Armin Wegner, Martin Wolff, al pittore russo Ivan Zagaruiko, la
descrizione più appropriata di questo "angolo di paradiso" la
troviamo proprio dallo scrittore John Steinbeck:"quando vi capita di
scoprire un posto bello come Positano, il primo impulso e quasi
sempre di tenervi la vostra scoperta. Pensate:"Se lo racconto si riempirà di turisti che lo rovineranno, la gente del posto comincerà
a vivere in funzione del turismo e addio alla vostra bella
scoperta!", ancora, egli descrisse Positano in un articolo
apparso su "Harper's Bazaar" nel 1953 come "posto di sogno
che non è mai del tutto reale finche ci stai e che diventa
animatamente vivo quando te ne sei andato. Le sue case sono
costruite su una collina cosi
ripida che sarebbe un precipizio se non ci fossero state
intagliate delle scale. Io credo che le fondamenta delle case,
di solito verticali, a Positano siano orizzontali. Il piccolo
golfo sinuoso dall'acqua incredibilmente azzurra e verde bagna
lievemente una spiaggia di piccoli ciottoli ...". In questa
graziosa descrizione vi è tutta
racchiusa la peculiare caratteristica di Positano, meta ideale
per anni di pittori, letterati, musicisti. Così fu man mano che
questi personaggi portarono amici, la voce correva e la
cittadina diveniva sempre più meta di attrazione, al seguito
man mano le case si trasformarono in alberghi, gli antichi
luoghi di ritrovo in ristoranti ed i pescatori iniziarono ad
organizzarsi per servizi balneari. Più tardi arrivarono gli stranieri, le svedesi, i primi
bikini, era il tempo degli ormai famosissimi "Leoni al Sole". Il
paese ormai era sempre più meta di personaggi famosi,
avventurieri e playboy. Attualmente Positano è uno dei più
evoluti ed organizzati paesi turistici del mondo. Nei famosi
anni sessanta, Positano, oltre al fenomeno hippy e legato ad
esso, scopriva e sperimentava l'interessante fenomento
dell"Esistenzialismo", con la coppia proveniente da Parigi, i
coniugi Rappold: la ballerina di cabaret australiana Vali Meyer
(o Vallì)
e l'architetto Rudolph Rappold di origine austriaca, i quali
ebbero in concessione dal Comune di Positano una cascina
abbandonata nella parte alta del Vallone del Porto, dove vi si
rifugiarono conducendo
una vita allo stato primordiale.
Dagli anni sessanta quindi
Positano dopo secoli di oblio viveva un nuovo splendore, ed
assieme allo sviluppo turistico ed artistico il paese vide nascere un
nuovo interessante fenomeno; la "Moda Positano". Erano gli anni
in cui nascevano numerose sartorie per adeguarsi alla crescente
richiesta di costumi da spiaggia, ed assieme ad esso anche
abbigliamento da uomo, tra i primi dei quali troviamo il famoso
"Rino", il quale ha vestito numerosi personaggi (attualmente "Rino
Boutique" gestito dal figlio Francesco Casola), poi altra famosa
sartoria "Maria Lampo", diventata celebre per la rapidità di
consegna, dove era possibile ordinare un pantalone su misura e
vederlo confezionato dopo appena un ora. Assieme a queste
numerose "botteghe", Rachele Talamo, un esperta ed estrosa sarta
locale, cominciò a sbizzarrirsi, acquistando tessuti a proprie
spese e confezionare vestitini con applicazioni, i quali
andavano letteralmente a ruba e suscitando interesse e continue
richieste alle ditte per cui lavorava. Il fenomeno delle "pezze",
abbigliamento bizzarro, elegante ed artistico suscitò
notevole interesse in tutta Italia e subito dopo in molti paesi
del mondo e la Signora Talamo divenne corteggiatissima da tutte
le varie ditte nascenti di abbigliamento. Il fenomeno divenne di
tale rilievo da portare Positano ad essere negli anni ottanta,
il paese dal reddito pro capite più alto d'Italia. Il fenomeno
ha goduto di massimo splendore fino agli inizi degli anni '90;
quando in seguito a numerosi tentativi di imitazioni nasceva
l'esigenza di un marchio registrato; numerose manifestazioni in
merito alla "Moda Positano" potevano essere ammirate per i
canali TV nazionali, fin quando nell'"ultima" di queste
occasioni accadde un fatto degno di una commedia alla "De
Filippo" dalle fattezze "Pirandelliane"; ci si era accordati di
far sfilare due modelli di ogni ditta, i quali titolari si erano
impegnati a portare il meglio di se in un salone presso il
centro del paese, dove ci si era organizzati per le prove per la
sfilata, ma il proprietario del salone, anche lui produttore di
moda, approfittò dell'occasione e pensò bene di far sfilare
"solo" i capi di sua produzione, al ché all'inizio dello
spettacolo, mandato in onda dalla RAI, alla "visione" delle
modelle tutte indossanti una sola firma... tutti gli altri
associati si ribellarono e si rifiutarono di pagare la loro
quota per la manifestazione ed associativa, così fu che l'immagine della moda locale subì
un duro colpo. Le ditte produttrici tornarono al loro
individualismo e persa la coordinazione si perse anche
l'interesse dei grossisti, i quali non vedevano più garantito e
protetto il loro investimento. La "Moda Positano" da allora,
perso il suo splendore continua ancora oggi come il fuoco sotto
la cenere, e tuttora si possono trovare solo sul posto, capi di
abbigliamento di alta qualità. Tra gli attuali artisti puri in
campo, estrosi e creativi validi eredi della Rachele Talamo,
troviamo Giacomo Cinque, vero genio dell'abbigliamento per donna
con la sua ditta "Jakarth" e Laura De Martino, "Stilista Pura",
con la sua ditta "Idea Donna" i cui loro modelli non sfigurano
affatto, per bellezza e classe con i capi di alta moda.
Da "Città di Positano" del Canonico ERRICO TALAMO:
...ed una fregata inglese armata con sessanta cannoni di continuo scorreva il golfo di Salerno e quello di Napoli catturando quanti navigli incontrava nel mare. Ora avvenne un giorno, che molti navigli carichi di seta, di grano, di derrate, di legname e di altri oggetti destinati parte per Salerno e parte per Napoli, scortati dal capitano di fregata sig. Barberà spinti dai venti vennero in Positano, ove si fermarono ancorati nel lido. Quando la fregata avuto sentore si fece vicino a Positano col seguito di cinque lance e tre barche tutte bene armate, ed aperto un vivo fuoco contro il Fortino di Arienzo lo fece ben presto tacere. Posta in fuga quella piccola guarnigione credeva di avere riportata una completa vittoria, perciò inviò subito le cinque lance e le tre cannoniere per la via della Maddalena nel lido, onde da quella parte sorprendere i navigli colà vicino approdati. Ma sorsero all'improvviso i Positanesi, che stavano in agguato sul Promontorio, e fatto un vivissimo fuoco contro quei navigli, che erano carichi di gente, ne fecero orrendo macello ... Inviperiti al sommo gli Inglesi per un tal fatto si posero a cannoneggiare l'intera città di Positano...
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