Una storia, tra la leggenda e la realtà vuole
Amalfi fondata nel quarto secolo dagli antichi romani; uno
stuolo di ricchi patrizi diretti a Costantinopoli ma naufragati
presso Ragusa, successivamente messosi in viaggio di ritorno
verso Roma sostarono prima a Palinuro, successivamente si
stabilirono temporaneamente a Melphe, poi Eboli e
definitivamente in un luogo, allora impervio che battezzarono "Amelphes".
"Leggenda"...perchè recentemente sono stati scoperti i resti di
una villa romana di data ben anteriore al periodo cui fa
riferimento tale storia! L'antica economia dei paesi della
Costiera Amalfitana era purtroppo obbligata alle risorse
del mare, perchè il suolo di
carattere roccioso poteva offrire ben poco, e così è che nasce
la storia di Amalfi; rivolta verso il mare, e già in questi
tempi remoti che "Amelphes" comincia a divenire un centro
di scambi commerciali marittimi, un luogo di sosta per i
naviganti e soprattutto un
importante cantiere con alle spalle una solida economia
cittadina. Nel 553 dopo la vittoria di Narsete sui Goti fu
sottoposta al dominio Bizantino ed ebbe la sede episcopale: il
primo vescovo conosciuto fu Pimenio, nel 596. Nel 786 fu
assediata invano dal duca longobardo Arechi di Benevento e, per
la debolezza e la lontananza del governo di Costantinopoli,
incomincio ad affrancarsi al Ducato di Napoli da cui dipendeva
ed a sviluppare un floridissimo commercio divenendo una delle
città più ricche della penisola.
Nel 812 gli amalfitani inflissero una pesante sconfitta ad i
saraceni, ma poco dopo, il primo marzo del 838 il duca Sicardo
di Benevento approfittò di alcune discordie interne e attaccò
Amalfi saccheggiandola e deportando buona parte dei suoi
cittadini a Salerno. Il duca non molto tempo dopo fu assassinato
e cambiarono ancora le carte in tavola; ciò permise agli
amalfitani di far ritorno al loro paese di origine cosicché nel
839 Amalfi fu proclamata "Ducato Amalfitano Indipendente" con a
capo due Prefetti annuali, una schiera di Giudici ed un Duca, la
quale nomina dipendeva, almeno ufficialmente dall'Impero Romano
D'Oriente. Amalfi poteva vantare di aver una propria
magistratura autonoma,
con proprie leggi e batteva moneta d'oro; il "Tari". Nell' 849
la flotta amalfitana, unitamente con quella di Napoli e
Gaeta fecero rotta verso Roma all'attacco della flotta saracena
che si apprestava ad assaltare Roma, i saraceni furono sconfitti
e messi in fuga verso il largo dove furono ulteriormente
decimati da una tempesta. Nel 872 la flotta amalfitana prestò
aiuto all'imperatore Ludovico II per la liberazione del
Vescovo Atanasio caduto prigioniero di Sergio, Duca di Napoli,
in cambio Amalfi ebbe il dominio sull'isola di Capri. Gli
amalfitani ancora una volta, nel 920, inflissero una dura
sconfitta ad i saraceni che assediavano Reggio di Calabria,
liberando così la città. Nei due secoli successivi, la
Repubblica di Amalfi raggiunse il massimo del suo splendore, le
sue navi percorrevano l'intero Mediterraneo scambiando merci,
importando così tessuti nuovi e pregiati, sete provenienti dal
lontano oriente, spezie, profumi, avorio che da tale materiale
gli artigiani amalfitani divennero
maestri nel lavorarlo producendo oggetti molto apprezzati. La
Repubblica di Amalfi metteva radici commerciali attraverso
l'istituzione di appositi quartieri nei paesi cui avvenivano
le transazioni; Costantinopoli, Accon, Laodicea, Beirut, Giaffa,
Tripoli di Siria, Cipro, Alessandria, Tolemaide e in altre
importanti città mediterranee. In Italia gli Amalfitani avevano
sede a Salerno, Napoli, Benevento, Capua, San Germano, Barletta,
Taranto, Francavilla, Cosenza, Reggio, Catania, Mazara del
Vallo, Siracusa. Le leggi marittime istituite dalla Repubblica
Amalfitana; le famose "Tabula Amalpha) erano le leggi marittime
che regolavano gli scambi e la navigazione dell'intero
mediterraneo. Gli Amalfitani oltre
ad i loro uffici ed abitazioni, costruirono chiese ed ospedali
in varie città del mediterraneo. A Gerusalemme la chiesa e
l'ospedale di San Giovanni Elemosiniere dove era priore Frà
Gerardo di Scala, il fondatore dei Cavalieri dell'Ordine di
Malta (originariamente
chiamati Cavalieri di Rodi).
La decadenza della Repubblica di Amalfi avvenne prematuramente
ad opera di conflitti interni; le ricchezze accumulate dai
privati crearono situazioni di interessi personali con eccessivo
individualismo, non si lasciò perdere l'occasione di
approfittare di questa deficienza Il principe di Salerno
Guaimario IV, che alleatosi con i Normanni attaccarono Amalfi (e
Sorrento) nel 1039, impadronendosi di tali regioni. Il duca
normanno Roberto il Guiscardo divenne il "Signore di Amalfi" nel
1073, lasciando però operativo il tessuto sociale e
l'organizzazione produttiva della vecchia Repubblica Amalfitana,
e in una misura contenuta anche una certa autonomia.
Nel 1087, Pantaleone Comite Maurone, nobile amalfitano e
donatore nel 1066 delle porte di bronzo che si possono ancora
ammirare nel Duomo di Amalfi, con una squadra di
compatrioti e l'aiuto dei Pisani e Genovesi, tentò con successo
l'impresa di rovesciare il principe di Tunisi e nel 1096 la
Repubblica Amalfitana divenne nuovamente libera eleggendo a suo
Duca Marino Sebaste Pansebaste ma, dopo lunghe mediazioni
accettò, o forse le convenne riconoscere la sovranità dei
principi normanni, i quali però dovettero concedere ampia
autonomia amministrativa agli amalfitani. Successivamente
Ruggiero D'Altavilla avanzò un nuovo colpo di mano ingiungendo
la consegna delle fortezze, ad un netto rifiuto da parte degli
amalfitani Ruggiero sottopose la città di Amalfi ad un serrato
e lungo assedio, espugnando Amalfi il 17 febbraio 1131. Ma le
disgrazie della cittadina costiera non erano finite e nel 1135 e
nel 1137 dovette subire le scorrerie dei pisani che
semidistrussero la città assieme ad Atrani, saccheggiarono
anche Ravello, Scala, Maiori e Minori. Da Amalfi i pisani
trafugarono il famoso codice delle "Pandette" di Giustiniano,
che
a loro volta fu sottratto successivamente dai fiorentini. Così
finì il dominio della Repubblica Amalfitana, ma le strutture
commerciali proseguirono la loro vitalità. Nel 1208 il
Cardinale Pietro Capuano, originario di una ricca famiglia di
nobili Amalfitani consegnò ad i suoi "concittadini" le venerate
reliquie del corpo di Sant'Andrea, che vennero deposte nella
cripta della Cattedrale, dove ancora oggi si possono
ammirare.
Nel 1343 una furiosa tempesta di enormi proporzioni distrusse
quel che rimaneva della gloriosa Repubblica distruggendo quasi
interamente tutta la flotta mercantile e gli arsenali.
Nel 1398 il ducato di Amalfi si trasformò in feudo sotto la
concessione di Venceslao Sanseverino, nel 1405 passò nelle mani
di Giordano Colonna, nel 1438 a Raimondo del Balzo Orsini e poi
ancora tra il 1461 ed il 1583 ai Piccolomini Todeschini.
Nel XV secolo sotto la dominazione Aragonese, Amalfi con la sua
già ridotta flotta dovette subire la dura concorrenza dei
mercanti catalani. Alla fine della Repubblica Amalfitana, nei
secoli successivi conseguì un consistente calo demografico, il
traffico di scambio con i prodotti dell'entroterra anche ebbe un
calo per il diffondersi del brigantaggio, e dal mare, come se
non bastasse erano frequenti gli attacchi pirateschi, la
costiera rimase senza difesa. Nel 1643 la già ridotta
popolazione si ridusse ulteriormente ad un terzo in seguito
all'epidemia della peste. Dal 1600 così Amalfi, come
tutta la Costiera conobbe la povertà, la gente tornò alle
origini basando la propria sussistenza sull'agricoltura, alla
pesca ed all'allevamento, i terreni furono sfruttati al massimo
dando luogo cosi ad agrumeti, uliveti, vitigni, ma le vie di
collegamento rimanevano limitate dando luogo ad un triste
isolamento.
Nel 1700 Amalfi era quasi disabitata, le famiglie più nobili si
erano spostate a Napoli ed i giovani partirono per "Lamerica".
In questi tempi bui e difficili è che nacquero le piccole attività artigianali dei prodotti caratteristici molto
apprezzati ad i tempi di oggi; i corallari, fabbri, falegnami, i
"centellari", costruttori di chiodi di Pogerola,
intarsiatori di legno, i calafati, le distillerie madri
del famoso liquore "limoncello", un po' più tardi gli "orafi".
Nel XIX secolo Amalfi uscì finalmente dall'isolamento assieme a
tutta la Costiera grazie alle sue bellezzi naturali; infatti nel
1807 Giuseppe Bonaparte, curioso di visitare l'intero regno
giunse casualmente dalle nostre parti e ne rimase talmente
affascinato da volerne un facile accesso, gettando il progetto
di una strada che collegasse Napoli all'intera Costiera, i
lavori iniziarono nel 1816 e furono proseguiti successivamente
dal cognato di Napoleone Gioacchino Murat, la strada fu
terminata ed inaugurata solo nel 1854 da Ferdinando II.
Erik Ibsen fu ispirato nel 1879 per completare la sua opera
"Casa di Bambole" passeggiando negli stretti vicoli e tra le
scalinate dei paesi della Costiera Amalfitana e Richard Wagner
rimase incantato ad ascoltare "... le onde al di la della riva
cullantisi mollemente in un alterna vicenda mormorano una dolce
e misteriosa canzone...". I primi anni del ventesimo secolo
vedono Amalfi pian piano rinascere come ambita meta turistica,
intelligentemente e generosamente gli amalfitani si attrezzano
offrendo comodi strutture alberghiere e squisitezze
gastronomiche con prodotti locali, non mancando di far
intravedere agli inebriati turisti lo spledore che fu un tempo.
Nel 1923 Mauritius Cornelius Escher, in visita nella Costiera
approdò ad Amalfi restandone incantato, trovando così
l'ispirazione per numerose sue opere; più di cento tra il 1922
ed il 1935 e tale artista in un tale contesto contribuì
notevolmente ad annunciare la grande stagione artistica degli
anni trenta e quaranta, il cosiddetto "Periodo Italiano". Fu in
tale periodo che nacquero quelle bizzarre idee di uccelli,
pesci, cieli, tramonti, acque... fu proprio nella nostra
Costiera che nasce il magico mondo di Escher. Nel dopoguerra
Amalfi risorge, ed assieme al boom economico e sin dalla "Dolce
Vita" romana che avventurieri ed artisti di ogni genere si
riversano tra Capri ed Amalfi; attori e registi, personaggi
dello spettacolo e luminari della cultura e da questo fantastica
fusione tra arte e natura, poesia e bellezza che sono nati amori
appassionati e famose opere d'arte e qualcuno qui e' riuscito a
trovare il paradiso a lungo cercato tra propri sogni. |