Tratto dal
libro "Monografia della città di Positano" di Errico Talamo:
DISCORSO
Flavio
Gioja, inventore della Bussola da navigare fu nativo di
Positano.
Gravissime
quistioni sono state ognora agitate in rapporto alla
invenzione della Bussola da navigare. Le più illustri
nazioni del mondo se ne hanno appropriato l'onore. Se ne
credettero inventori dalla più remota antichità gli Egizii,
e si è detto, che siccome quei sacerdoti con figure e
geroglifici la tennero celata, così se ne venne a perdere
l'uso. Fullero (1), Lemnio (2), Pineda (3) ne
attribuiscono a Salomone l'invenzione. Come quello, che fu
fornito dal sommo Iddio di un vasto sapere, ed intraprese la
navigazione diretta a Tharsis (4) ed Ophir (5). I Greci
al contrario la dicono da loro inventata. I Francesi dal
Giglio (6) che ravvisano nella rosa dei venti della Bussola
argomentano essere scoperta dalla loro nazione.
(1) Libro
IV.
(2) Libro
III de occultis naturae rebus.
(3) De
rebus Salomonis.
(4) Tharsis
significa il mare e qualche porto famoso e vicino ad esso.
Vedi Martino cap. 5.
(5) Intorno
al paese di Ofir vi sono molte dispute fra i dotti. Alcuni
vogliono, che sia l'attuale Ofor nel golfo persico. Altri
sostengono, che fosse Ceylan o Sumatra. Vedi Calmet.
(6)
Historia letteraire de la France tomo 9. "que l'honneur de
l'invention et de la perfection la Baussale soit dù aut
Francais l'est qui attesta teutes les nations de l'Univers
per la Fleur de lis que elles mettent sur la rose au point
du Nord: personne ne ignore que le lis est symbole de la
nations Francois.
Gli Inglesi
all'opposto dalla voce Boxel (scatoletta) presumono essere
l'invenzione britannica. Gli Arabi, i Germani, i
Spagnuoli infine dicono appartenere ad essi il ritrovato
della Bussola. Ma quanto vanno errati tutti costoro, e
quanto futili e di nessun peso siano le ragioni, che
adducono in sostegno delle loro asserzioni, giova vederlo da
quanto verremo brevemente osservando. In prima non può
affatto dirsi egizia l'invenzione della Bussola da navigare;
perchè non potea così facilmente cadere dalla mente degli
uomini un ritrovato di sì alta importanza. Neppure si può
dire la Bussola opera si Salomone per motivo dell'alta sua
sapienza, altrimenti dovrebbe dirsi ugualmente che tutte le
altre scoperte abbiano avuto lui per autore; nè mai fu detto
che per la navigazione a Tharsis a Ophir adoperasse la
Bussola. Nemmeno si può chiamare invenzione greca perchè
se i greci fossero stati gli inventori non si sarebbero
regolati coll'orsa maggiore radendo colle navi le terre
vicine (Magna minorque fere, quarum regis altera grajas
Allera sydonias utraque sicca ratis. Ovidio) e non mai spingendosi a lunghi viaggi in alto
mare. Il dir poi la Bussola scoperta francese; perchè si
ammira il giglio nella Bussola, che è stemma della Francia
sembra cosa di nessun valore, ed assai mal fondata nè
richiede speciale confutazione. Nemmeno si può dire
ritrovato inglese per la ragione, che Boxel è voce italiana
nata da buxus latino che noi diciamo busso e con vezzo
italiano bosso. Neppure infine può denominarsi la Bussola
araba, germanica o spagnola; perchè queste illustri nazioni
non arrecano argomento alcuno in sostegno delle loro
assertive. Ma con tutto fondamento si ritiene, che l'onore
di questo gran ritrovato è dovuto alla nostra Italia, madre
feconda di uomini rinomati autori di grandi e speciose
invenzioni. E primariamente n'è prova il linguaggio stesso
adoperato a spiegare questa invenzione. Difatti italiana è
la parola Bussola, italiano è il nome dei venti descritti
nella rosa, italiano è il vocabolo calamita che poi al Manete venne trasferito come rammentatore del ritrovato,
italiano dunque ne dovette essere l'inventore. La
divisione duodecimale dell'antica Bussola è un'altro
argomento essere essa invenzione italiana; perchè la
divisione dei rombi procedea nell'antica Bussola italiana
col sistema duodecimale con nomi latini, e colla
designazione dei venti denominati Tramontana, Greco,
Levante, Scirocco, Ostro, Garbino, Ponente, Maestro in cifre
e lettere iniziali. Compartimento che niuna nazione adottò,
se non la sola italiana (annali del Regno). Alcuni
per non dar la gloria alla nostra Italia di na tale
invenzione si contentarono piuttosto concederla alla Cina
asserendo, che gli italiani non furono altro, se non
portatori del ritrovato della Bussola, che rinvennero in
quelle remote regioni. Ma quando vanno errati, e sono
lontani dal vero costoro, si rileva da ciò che dice il padre
Kircher (Kircher de arte nautica lib 1 cap. 6. Quamvis
ego singulari diligentia exquisiverim ex his qui in China
fuerunt, quique annalem Sinentium optime norunt nihil de rei
veritate certe cognoscere potui.). Il quale ci assicura
di avere adoperato la più severa accuratezza nel
ricercare l'uso della Bussola in quel vasto impero, e
giammai gli venne fatto conoscere un ricordo, che accennasse
alla Bussola da navigare. Ed invero la rosa dei venti nella
sua divisione binaria ci somministra un'invitto argomento
argomento di non essere cinese la Bussola; dappoichè le
nostre designazioni dei venti sono nomi semplici tanto per i
cardinali, quanto per i collaterali. Divengono nomi doppii
nella denominazione dei mezzanini. Seguono poi le quarte.
Quindi noi diciamo, quarto di ponente per libeccio. Ora
perchè mai a designare tali rombi si segna nella rosa un
quarto? Quei quarti non sono tali nella bussola cinese, se
non per imitazione per improprio trasferimento machinale di
ciò che i Cinesi trassero dalla Bussola italiana. Se
l'origine della rosa dei venti fosse stata nella Cina, la
proprietà dell'espressione sarebbe stata ottava e non
quarta, non potendo esprimere i nomi collaterali altrimenti,
che con i nomi doppii. Quindi i nostri mezzanini divengono
per essere quarte, e non mai originalmente quarte potevano
essere i nomi della rosa dei trentadue venti (Vedi Annali
del Regno). Ora ciò posto chiaro si vede essere italiana
l'invenzione dela Bussola da navigare e pel motivo del
linguaggio, e per la divisione duodecimale, e finalmente pel
consenso universale dei scrittori di quel tempo, che per
brevità si omettono. Ora se l'invenzione della Bussola
naturalmente nasce la dimanda per sapere quale delle città
italiane ha l'onore di avere dato i natali al grande
inventore? Rispondono da prima a coro i scrittori, i quali
chiaramente dicono, che Flavio Gioja nativo di Positano sia
stato l'inventore. Ed invero Giannone nel lib. 7, cap. 3.° della sua storia civile dice:"A chi è
ignota la meravigliosa invenzione della Bussola doversi a
Flavio Gioja nativo di Positano?" Ladvocat nella pagina 189
lib. 3 scrive:"Flavio Gioja celebre napolitano nativo di
Positano nelle vicinanze di Amalfi, al quale viene
attribuito l'invenzione e l'uso della Bussola". Gregorio
Grimaldi nell'Istoria delle leggi e magistrati del Regno
di Napoli al tit. 1. lib. 3. dice:"Flavio Gioja nato di
Positano piccolo castello di quella Ducea la Bussola
inventò". Ughellio sulla testimonianza del Guazzo nel tomo 7
delle sue opere scrive:"Flavius Gizia nautae Pixidis
charteaque navigandi inventor confirmat quem ex Positani
Amalphitano Ducatus oppido fuisse scribit Guazzo." Il
Padre Alessandro Dimeo nel tomo quarto dei suoi annali
dice:"Che che sia di ciò è certo, che gli antichi non
avevano la cassettina o Bussola come noi abbiamo, e questa
fu inventata dal nostro Flavio Gioja di Positano".
Kipping de expedition. marit. lib. 3. cap. 6 dice:"Gli
Amalfitani si resero cotanto insigni nella navigazione, che
Flavio Gioja di Positano piccolo castello di quella Ducea la
bussola inventò". L'Enciclopedia popolare
di Torino 1857 dice:"Flavio Gioja Piloto e capitano di
mare nacque a Positano vicino ad Amalfi". Pietro
Olivieri Poli nelle sue opere scrive:"Flavio Gioja di
Positano venne al mondo verso il 1300 (Sono discordi gli
autori in rapporto all'anno della invenzione della Bussola.
Alcuni la vogliono nell'anno 1289 altri nel 1300 ed altri
nel 1302. Dippiù taluni scrittori al nostro Flavio donano il
nome di Giovanni, ed il soprannome di Gilio o Giglio) fu
insin della sua prima età applicato al traffico marittimo.
Instancabile, perspicace, buon piloto ben presto venne
annoverato fra i primi uomini di mare, che allora vissero. Caldo dell'amore di patria tentava tutte le vie
per farla primeggiare sulle altre città marittime di quei
tempi il genio lo guidò, e da questo ispirato perfezionò
l'ago calamitato ed inventò la Bussola. M. Povillet nella
sua Fisica sperimentale vol. 1. pag. 2. Angelo de
Nuce, De le Blond, Vossio, Fazzello, Gennaro Terracina,
molti dizionarii antichi e moderni predicano tutti
Positanese il nostro Flavio Gioja. Il Dizionario Francese
Predoni dedicato a Vittorio Emmanuele di recente data lo
dice nativo di Positano. Dictionarie de Biographia et
de Histoirie de Depolays et Bachelet Paris 1857. "Positano a
deux kilometres d'Amalph ne vers la fin du XIII sieclo.". A queste
irrepugnabili testimonianze si aggiunge quella della Regina
Giovanna I° la quale volendo gratificare Positano come l'atria
di Gioja rilasciò ai positanesi suoi concittadini nell'anno
1345 un Privilegio col quale potevano importare ed esportare
generi nel Regno senza pagare balzello alcuno
(vedi
documento in latino giù). Sono troppo note e chiere
le parole del Privilegio "grata utilia et fructuosa et
accepta beneficia" volendo alludere ai mirabili effetti
della Bussola inventata dal nostro Flavio Gioja, che
tornavano in profitto dello stato e del mondo intero. Ed
invero egli fu il primo che rinserrò in una bussoletta di
legno sopra di un perno l'ago calamitato e vi stabilì
l'equilibrio, e così diede ai nocchieri la Bussola quasi in
quello stato, che al presente si osserva e perciò la gloria
è dovuta tutta al nostro Flavio Gioja perchè attestata da
tanti scrittori che accennavano il suo nome, cognome,
patria, tempo della sua invenzione. Finalmente la
costante tradizione locale getta le traccie del più valido
argomento, per la ragione, che questa città è stata sempre
abitata dalla famiglia Gioja, che à dato una serie di
professori notarili. Dimorava questa famiglia nella contrada Fornillo, e possedeva un boschetto fra Nocella e
Montepertuso, che portò il nome di Gioia qual suo antico
proprietario. Se questa famiglia non avesse emigrato in
Napoli nell'anno 1665 e fissata dimora a Rua Catalana,
ancora farebbe parte dei cittadini di Positano. E poi chi
meglio di Positano può aspirare al nobile vanto della grande
invenzione? Positano che avea la scuola nautica insin dal
tempo della Confederazione Amalfitana. Positano che avea un
Cantiere, ove si formavano solide navi addetti al commercio
ed alla guerra. Sono questi tanti argomenti, che contestano
colla luce la più chiara Flavio Gioja essere nostro
concittadino. Quindi noi Positanesi dobbiamo esser lieti
per un siffatto rinomato quale fu il nostro Flavio Gioja che
à saputo fare sì rilevante invenzione, che ha partorito i
più maravigliosi effetti. Poichè per la bussola, valicato il
grande oeano Cristoforo Colombo ritrovò un nuovo mondo. Per
essa Vasco de Gama sormontato il capo delle procelle, e
poscia detto per antifrasi Capo di buona speranza
rinvenne la tanto ricercata via dell'Indie. Per essa
conosciamo i costumi ed opinioni, e godiamo i prodotti di
quella parte meridionale, ed orientale dell'Asia. Per essa
le flotte degli Europei si portano nelle isole innumerevoli
dell'Oceania, e delle Indie orientali, e ritornano ricchi di
aromi e di spezierie. Essa c'insegnò al dir di uno scrittore
moderno a costruire con arte e solidità maggiore che pria
non facevasi i navigli, e a conoscere la vera condizione del
loro carico e della loro misura. Essa obbligandoci a bene
apprendere la scienza della latitudine, sparse grande luce
su questa specie di conoscenze. C'informò dei fenomeni della
magnetica inclinazione e declinazione. Ci
dimostrò la maniera d'indirizzare la nave al segno
determinato. Ci diede fedeli e salutevoli istruzioni intorno
alla dottrina dei movimenti costanti e periodici del mare,
ed intorno alla qualità e forza dei venti. Risvegliò l'umano
ingegno a studiare i possibili mezzi a fin di rendere i
viaggi marittimi spediti e sicuri. In una parola essa
c'insegnò con un mondo sconosciuto a discoprire un'ampio
tesoro di vantaggi di commodità e di delizie. Purnondimeno
nell'aula di commercio della Borsa di Napoli si vede una
statua a piè della quale si legge:"Flavio Gioja di Amalfi". È
questo un errore madornale. Nè vale ciò che si fa dire al
Panormita: - Prima dedit nautis usum magnetis Amalphis,
- Vexillum Solymis militiaeque typum. Dappoichè
Alessandro Dimeo lette le sue opere non ha ritrovato tali
versi, nè nelle sue lettere, e neppure nei suoi epigrammi.
Oltre a ciò dal nono secolo sino al decimosesto, alcuni
scrittori attribuirono alla sola Amalfi come capitale della
Repubblica o Ducato tutto quello che appartenea alle singole
città e terre che la componevano. Quindi non fa meraviglia
se si ritrovano scrittori che denominavano Flavio Gioja
nativo di Amalfi, mentre lo era di Positano, come pur troppo
l'abbiamo dimostrato con gli argomenti di sopra riportati.
La
Regina Giovanna 1° concede ai Positanesi il privilegio di
non pagare balzelli, sì nell'importare, che esportare merci
nel Regno
Jhoanna...
Universis et singulis praesens privilegium inspecturis tam
presentibus quam futuris. Exaltat potentia principum
mnnifica remuneratio subjectorum quia recipientium fides
crescit ex praemio, et alii ad obsequendum devotius
animantur exemplo, sane attendentes grata, utilia, fructuosa,
et accepta servitia, quae Universitas et homines Terrae
Positani de Costa Amalphie nobis hactenus praestarunt,
praestant, et praestare poterunt in futurum, nullis corum
personis parcendo periculis, eorumdem Universitatem et
homines ex nunc in antea et in futurum immunes, franchos
liberos et exemptos ab omni et quacunque solutione dohanae
fundaci, datii portus, Ancoragii, et guardiae portus. Sic
etiam conducendo tam per mare, quam per terram mercantias et
alias res, tum commercii causa, quam pro usu domorum et
familiarum suarum circa solutionem dirictuum praedictorum
per totum regnum, nostrum Siciliae, deliberatione mera et
gratia speciali tenore praesentium facimus et ordinamus. Mandamus
insuper Magno Regni Siciliae Camerae nostrae Summariae,
necnon magistris, portulanis, segretis, vicesegretis
dohaneriis (o dohancriis), portulanetis, platerariis,
pontium custodibus, guardianis portuum seu eorum locum
tenentibus et officialibus aliis ad quos spectat et
spectaverit in futurum, et praesentes pervenerint vel
quomodolibet fuerint praesentatee, ut vigure dicti
privilegii nostri gratiae et immunitatis dictis Universitati
et hominibus per nos concesse cum contigerit homines ipsos
cum eorum navigiis vacare per maria, portos maritimos et
plageas Regni supradicti quocumque applicuerint tam emendo
et vendendo quam conducendo aliquas res et mercantias tam
parvas quam magnas immunes servient et tractent ab omni et
quacunque solutione dirictuum supradicta et ab aliis
tractari et servari immunes et franchos faciant si gratiam
nostram curam habeant, et indignationem Nostri Culminis
cupiunt evitare. Praesentes autem literas post opportunam
inspectionem eorum restitui volumus praesentantantibus in
antea valituras. Datum in casa sana prope Castrum Maris
de Stabia per Venerabilem Praesulem Rogerium Barensem
Episcopum Regni Siciliae. Anno Domini 1345 die VIII julii
indictio XIII Regnorum nostrorum anno III.
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