Ivan Pankratоvič Zagorujko: nato a Ekaterinoslav (attualmente Dnjepropetrovsk)
il 29 agosto 1896
- Salerno 1964.
Pittore
di professione con formazione a Kiev, ebbe come maestro maestro Boris Georgiev. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si arruola nel reggimento scelto dei cosacchi, e quindi nell'esercito
"bianco". Dal 1920 vagò tra la Turchia, la Bulgaria e la Grecia
per sottrarsi alle limitazioni che imponeva il regime sovietico.
Giunse in Italia verso gli anni '20 risiedendo dapprima a Venezia e in Trentino, dal 1928 a Roma e dai primi anni
'30 a Positano, dove risiedette fino alla morte, in un
appartamento concessogli dal parroco Don Saverio Cinque, in
località Sponda. Negli anni '30 fece
diversi viaggi all'estero e i suoi dipinti eseguiti a Stoccolma
e in Finlandia mostrano una luce chiara, fredda, animata da blu
e azzurri, che resteranno come caratteristica peculiare anche nelle sue opere successive.
I paesaggi erano realizzati con una tecnica originale, ove le
chiazze di colore apparivano contornate da linee a inchiostro di
china che, a guardarli da vicino si scopriva che le tinte
s'addensavano ai margini delle chiazze, creando così quasi
l'effetto di un collage. "Don Giovanni" così come comunemente
veniva chiamato, aveva una figura tozza e un volto bonario di
contadino che ben s'accordava con le vecchie scarpe e gli abiti
rattoppati che indossava, tuttavia con grande dignità ed una
certa eleganza. Lo si riconosceva da lontano sia per l'andatura,
sia perchè, oltre alla cassetta dei colori, non si separava mai,
sia d'estate che d'inverno da un grande ombrello verde. Era mite
e timido, ma celava la riservatezza dietro un ingannevole
atteggiamento scontroso. In fatto di arte non accettava
compromessi. Conscio del suo talento, non si curava di vendere
le sue opere. Se gli altri non capivano la bellezza dei suoi
quadri, tanto peggio per loro.
Tra il 1941 e il 1942 la guerra si fece
sentire anche a Positano e improvvisamente si videro traversare
il cielo bagliori metallici che spuntavano dall'orizzonte e
scomparivano oltre i Monti Lattari, erano le fortezze volanti
americane che andavano a bombardare Napoli. Ogni tanto passava a
bassa quota un aereo più piccolo, lasciandosi dietro una scia di
volantini. Il più delle volte la tramontana spingeva al largo
verso il mare i manifestini di carta, che volteggiavano fino a
posarsi sul mare. Il piccolo spiazzo tra la vecchia bottega del
tabaccaio (attualmente "La Cambusa") e la Buca di Bacco era allora la piazza del paese. In
quel posto, sul pezzo di muro riservato alle pubbliche
affissioni, un giorno l'attacchino comunale incollò un bando
della prefettura di Salerno che attirò un capannello di curiosi.
Tutti gli stranieri dovevano lasciare la Costiera ed essere
confinati nell'interno, in località che sarebbero state indicate
dalla pubblica sicurezza. Ovviamente la disposizione, richiesta
dal controspionaggio, era dettata dal timore di uno sbarco
nemico. Ma mandare al confine esuli come Zagoruiko, i quali
essendo sfuggiti al regime sovietico non vedevano con antipatia
il fascismo, risultò un provvedimento poliziesco non solo
crudele ma anche stupido. In ottemperanza al decreto
prefettizio, avrebbe dovuto abbandonare Positano persino
Raimondo Orselli, famoso antiquario fiorentino e ancor più
celebre tombeur de femmes. Orselli, che all'anagrafe
risultava cittadino ungherese, dovette faticare non poco per
convincere la polizia di aver preso la nazionalità straniera
unicamente dietro consiglio dei suoi avvocati, per ottenere il
divorzio e potersi riposare per l'ennesima volta. Fu così che
rischiò di essere deportato in un campo d'internamento per
stranieri e venne salvato da questo destino grazie all'aiuto di
personalità di Positano, quali Don Saverio Cinque e il
medico Vito Fiorentino.
Quest'ultimo certifica che le cagionevoli condizioni di salute
dell'artista non consentono il suo spostamento. Zagorujko
comunque fu costretto a sottoscrivere un "Verbale di diffida",
nel quale accetta di non ricevere nessuno e di attenersi a tutte
le disposizioni inerenti gli stranieri internati. Anche ritrarre
i paesaggi dal vivo è vietato per timore di spionaggio e per
Zagorujko non vi è privazione peggiore. Sono per l'artista gli
anni più difficili, perchè fu privato della sua principale fonte
di guadagno, la pittura di paesaggio, cosicchè dalla povertà
passò all'indigenza. Ivan Zagouriko a Positano conosce e
frequenta altri esuli russi rifugiatisi nella zona, come Leonid
Mjasin, Michail Semenov e Vasilij Nečitajlov, e spesso invita
anche i propri amici a soggiornare a Positano; nel '33 viene
Aleksej Isupov e nel '37 arriva il suo vecchio maestro da Kiev,
Boris Georgiev. Verso la fine degli anni '40 venne a Positano
uno dei protagonisti del futurismo russo David Burljuk; le
lettere scambiate e le dediche scritte nei registri delle mostre
di Zagorujko testimoniano della loro fraterna amicizia. La fine
degli anni '30 vede l'inizio delle vicissitudini del pittore,
dovute alle leggi fasciste introdotte in Italia in seguito
all'alleanza con la Germania verso l'inizio della Seconda guerra
mondiale. Sopravvissuto alle privazioni della guerra, con
l'arrivo della pace si apre per lui una nuova stagione
artistica. Le sue composizioni si caricano di misticismo, di un
velato respiro simbolista con chiari accenti di stile fauve. Nei
primi anni '60 inizia un nuovo periodo di crisi: continue
allucinazioni spingono l'artista in una sorta di chiusura
paranoica: nell'aneddotica locale restano ancora vivi i suoi
discorsi con il fedele gallo Ippolito e comincia a rifiutare di
vendere i suoi quadri. Un anedoto emblematico vuole che l'artista, che
versava in condizioni di povertà, una volta si rifiutò di vendere un quadro in una
trattativa dove alzava sempre di più il prezzo fino ad
arrivare ad un milione di lire tondo, esattamente la somma cui disponeva
l'aspirante acquirente, alchè Zagoruiko stabilì il prezzo ultimo
di un milione e 500 lire, prendere o lasciare facendo
fallire la trattativa...per soli 500 lire.
I resti dell'artista giacciono nel cimitero della "sua" Positano, con sulla tomba l'epitafio-citazione: Come è bello il mondo di Dio.
Attività espositiva: 1935 - Prima Mostra d'Arte di Positano (paesaggi di Positano).
1936 - Mostra degli stranieri residenti in Italia (Autoritratto, Allegoria e Positano, raggi di sole), XX Biennale di Venezia.
1937 - Prima Mostra del Sindacato Provinciale Fascista Belle Arti a Salerno.
1942 - Seconda Mostra del Sindacato Provinciale Fascista Belle Arti a Salerno (una natura morta, un San Francesco e un paesaggio inventato di mare in tempesta).
1947 - Galleria Forti di Napoli.
1948 - Prima Annuale Nazionale d'Arte a Cava de' Tirreni.
1953 - prime mostre personali: marzo - Positano, presso il Cinema Italia (circa settanta opere); dicembre - Salerno, nella Casa del Combattente.
1955 - Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma (insieme con Accogli, Bellini, Di Giorgio, Freschi e Pittini); una mostra personale al Palazzo Borghese a Roma (trentanove opere).
1958 - Palazzo di Città a Salerno (la personale precedente).
1958 - Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma (espone trentanove quadri nella collettiva con Orsatti, Pettinicchi e Svečnjak); riceve il Diploma d'Onore al VII Premio Nazionale a Ravenna.
1963 Galleria d'Arte del Palazzo delle Esposizioni a Roma - mostra personale.
1964, maggio - Palazzo Sant'Agostino di Salerno Mostra di Artisti Salernitani (ultima mostra).
Pubblicazioni
Ivan Giovanni Zagoruiko, I Pittori Russi a Positano, a cura di M. Bignardi, Edizioni Il Punto, Ravello, 1995.
Bibliografia
E. Guglielmi. La "personale" di G. Zagoruiko, «Roma» (Napoli), 30.12.1953.
C. Knight. Un esule russo a Postano: il pittore Ivan Zagorviko (sic), «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», IV ns (XIV), 1994, pp. 269-273.
In fuga dalla storia. Esuli dai totalitarismi del Novecento sulla costa di Amalfi. Catalogo della mostra artistica bibliografica e documentaria, Amalfi, Centro di cultura amalfitana, 2005, pp. 19-20, 71-73
Fonti archivistiche
Archivio della biblioteca comunale di Postano (12 lettere).
Archivio dell'OVRA (3 lettere - segnalate da V. Keidan).
Archivio della Pinacoteca Provinciale di Salerno.
Michail Talalay
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